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Contesto storico 

La Prima Guerra Mondiale

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La Prima Guerra Mondiale, detta anche “Grande Guerra”, è stata il primo vero e proprio conflitto che ha coinvolto per un lasso di tempo lungo quattro anni moltissimi Stati con ideologie e obiettivi diversi tra loro. Le grandi potenze che entrano in lotta tra il 1914 e il 1918 sono quelle dei blocchi della Triplice Alleanza e della Triplice Intesa: Germania e Austria, Gran Bretagna, Francia e Russia. L’Italia, pur avendo aderito nel 1882 alla Triplice Alleanza con un patto difensivo, entrerà in guerra nel 1915 al fianco del blocco militare dell’Intesa.

I prodromi della Prima Guerra Mondiale affondano le proprie radici in numerose cause di tipo economico, politico, culturale e militare. Contestualizzando, infatti, i Paesi sono reduci dalla Seconda Rivoluzione Industriale, dalla nascita della società di massa, dalle mire imperialiste, dal nazionalismo e da una vera e propria corsa agli armamenti. All’interno degli Stati vi sono sia fazioni a favore sia fazioni contro la guerra (neutralisti, interventisti...) e grandi sono le aspettative delle potenze, come anche le speranze della popolazione di migliorare le proprie condizioni di vita. Aspettative poi deluse con i trattati conclusivi siglati a Versailles.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le trincee diventano “case”, rifugi in cui le condizioni di vita si rivelano estreme, scarseggia l’igiene, dilagano le epidemie, ma nel cuore dei soldati il lato umano non viene mai messo da parte.

Sul fronte italiano, da fonti storiche, sappiamo che i soldati erano costretti a fare squadra con ragazzi di ogni parte d’Italia. Non vi era una lingua comune, l’italiano di oggi allora era solo un’utopia. La gran parte si esprimeva nel proprio dialetto e, come in un melting pot, una parola siciliana andava ad unirsi a quella toscana, pugliese… e pian piano le barriere territoriali di una giovane nazione formatasi pochi decenni prima, nel 1861, andavano via via dissolvendosi. Non era facile capirsi, ma allo stesso tempo era necessario: un bisogno comune.

In questa mescolanza trova nuova linfa il nostro italiano che si arricchisce di espressioni e neologismi derivati dal contesto bellico; per esempio  “scemo di guerra” è un’espressione riferita ai reduci scossi dalle vicende belliche e ormai inetti alla vita, “rompere le scatole” è un comando che veniva impartito ai soldati per invitarli a togliere dalle confezioni le cartucce dei fucili, “cecchino” è il nome dato al soldato nemico con riferimento a Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria, detto spregiativamente Cecco Beppe.

Molte testimonianze dimostrano che i soldati non facevano squadra soltanto con i membri del proprio blocco militare, ma nei momenti di non belligeranza anche con i militari dei fronti nemici. Ci si scambiava il cibo a disposizione, si comunicava pacificamente, ci si raccontava storie... Emerge quindi da questi cenni la dimensione umana, quella dei soldati e della loro esistenza nelle fredde trincee descritte nei libri di storia.

Questo sentire, in particolare, capta anche la necessità di rispondere ai bisogni del singolo. I soldati, i giovani ragazzi mandati a combattere dall’oggi al domani, hanno l’incalzante voglia di rimanere legati, seppur a distanza, alle proprie famiglie, ai genitori, ai figli, alla terra d’origine. Ecco che tutto questo  diventa concreto tramite le lettere che vengono spedite dai fronti di guerra in varie parti d’Italia.  I soldati descrivono le loro giornate, le loro emozioni, paure e terrori. Chiedono della famiglia, si preoccupano delle necessità economiche, puntano ad essere e rimanere un riferimento all’interno delle proprie dimore. Non pochi ostacoli però si presentano tra mittenti e destinatari. Grave è infatti il problema dell’analfabetismo. Nelle piccole realtà di paese sono i sacerdoti a dare una mano alle giovani mogli o familiari nella stesura e lettura delle missive, così come sul fronte alcuni soldati più acculturati. Questo problema si dimostrò presto un acceleratore del processo di alfabetizzazione dell'Italia. Le giovani mogli e fidanzate, come anche gli uomini al fronte, sentivano infatti la necessità di comunicare direttamente e liberamente con le persone care senza l’imbarazzo o il giudizio di intermediari.

Con il progetto “Lettere dal fronte”, un gruppo di noi studenti del Liceo Scientifico e Linguistico “Antonio Vallone” di Galatina si è cimentato nella trascrizione di alcune lettere inedite dal fronte italiano della Grande Guerra. Siamo entrati in punta di piedi e con il massimo rispetto nella quotidianità di esistenze spaventate e speranzose insieme, che nelle pagine della Grande Storia non trovano lo spazio che meritano, ma che dentro ognuno di noi che ci abbiamo lavorato su, hanno lasciato il segno.

 

Alessandra Blaco

trincea Foto di Bruce Mewett da Pixabay.
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